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                  “Sotto l’albero dei limoni” scorre sul crinale  di una affabulazione sempre in bilico tra l’allegoria della favola e le contraddizioni  della realtà sociale contemporanea. È una favola perché protagonisti sono  animaletti di cortile, un manipolo scombinato di gatti europei che, in  compagnia di un bastardotto obeso e piuttosto attempato,  stazionano pigramente sotto un albero di  limoni in attesa che il piccolo Matteo torni da pesca e riempia le loro  pappiere con succulenti e appetitosi bocconcini. Ma è anche  la storia delle quotidiane migrazioni che si  affacciano alla finestra dell’Occidente, scardinando sicurezze e le assuefatte certezze  di un sereno, consolidato, benessere.  | 
                
                
                  Infatti, ecco comparire l’imprevisto:  Gya, una gattina siamese dalla voce roca e la coda a torciglione che Matteo  salva dal naufragio di un gommone di migranti clandestini e decide di ospitare  nel suo giardino. Ovviamente nascono repentine diffidenze, paure, perplessità ed  angosce. I gatti del cortile si coalizzano per emarginare l’intrusa, annusano  rischi, preconizzano sciagure: malattie, furti, altre invasioni indesiderate.   | 
                   
                        L'acciuga Beatrice | 
                
                
                   
                        Trenette al pesto | 
                  
                      
                        Il cortile di Pol 
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                        Il pericolo corre dal cielo | 
                  Solo  Pol, il bastardotto obeso, ha qualche gesto di accoglienza, ma Pol è un cane,  un cane per modo di dire, ma pur sempre un povero cane, non ha certo il nobile  segno d’appartenenza etnica dei gatti.         | 
                
                
                  Poi il fatto inconsueto. Un’aquila  rapisce una nidiata di gattini e nel cortile si scatena il panico, mai vista  una cosa simile: “Ecco cosa succede quando tra noi arriva certa gente da non si  sa dove”. Ma bisogna fare qualcosa, decidersi in fretta e la truppa, in quattro  e quattr’otto, organizza una spedizione verso le altissime montagne dell’aquila  per cercare di liberare i gattini catturati. Anche Gya, nonostante tutte le  perplessità, alla fine decide di accodarsi al gruppo. 
                    Partono,  incomincia il viaggio  | 
                   
                        Il Fatto, la Notizia, lo Scoop | 
                
                
                  
                      
                          Il sogno di Gya 
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                E i viaggi sono sempre  pieni di incognite, riservano sorprese d’ogni genere. I nostri eroi s’imbattono  nella loro stessa storia, o meglio, in ciò che può rappresentare e significare  la loro storia attraverso la lettura dei mezzi di comunicazione di massa.  Incontrano il Fatto, l’episodio in sé, l’antefatto e la genesi del rapimento,  ma incontrano anche la Notizia, il gossip mediatico che  spesso travisa il Fatto stesso per generarne altri o colorirlo di particolari  inventati di sana pianta; insomma la manipolazione della verità per una insana morbosità  scandalistica o per la semplice ambizione di dimostrare di “saperne di più”, di  possedere fonti informative più attente, di sovrastare la “concorrenza” con particolari  più dettagliati prescindendo, a volte, dalla verifica di attendibilità e dalla  documentazione. 
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                  Ed infine incontrano lo Scoop, l’opportunismo giornalistico,  il saper cogliere il momento e l’intrico della storia per “fare cassetta” ad  ogni costo; l’avido desidero di trarre profitto da eventi e sciagure.  | 
                   
                        Emozioni a volo libero |