“Una poesia di graffi e stridori incespugliata tra i roveti dell'esperienza”


Biografia:

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Aldo Carnevale e` nato a Pico, nella provincia di Frosinone.
Nel 1965 si diploma Ragioniere a Cassino (FR) ed emigra in Canada nel 1969.
Completa gli studi post-secondari a Toronto, dove consegue la designazione professionale CGA (Commercialista).  E` attualmente consulente di sistemi ERP (SAP) dopo una lunga carriera a livello dirigenziale in ragioneria, finanza e pianificazione.
In Canada ha inseganto Italiano, Inglese e Ragioneria ad immigrati di varie nazionalita`.
Ha lavorato in Canada, USA e Africa, e viaggiato in varie parti del mondo.
Ha vissuto in Liberia (Africa dell’ovest) nel periodo 1989-1990, il piu` sanguinoso della guerra civile, ed e` rimasto profondamente segnato dalle esperienze nella nazione sub-sahariana.
Lavora a Toronto, e vive nella citta` di Oakville con la moglie Rita e le figlie Daniela, Carla e Gloria.
Appassionato di podismo, si dedica alla corsa sulla lunga distanza.Ama la poesia ed adora le canzoni di Bocelli, Endrigo, Celentano e Dorelli.
Ma piu` di tutto ama Pico, il suo paese medioevale alle falde dei monti Aurunci, dove vive in spirito 24/7.  Qui ritorna ogni anno a visitare i suoi, e per una boccata di gioventu`.Ha recentemente pubblicato il suo primo romanzo  “L’attesa” con Prospettiva Editrice (Civitavecchia).

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Egregio Dottor De Giorgio,

Siamo particolarmente lieti di apprendere che il cittadino canadese Aldo Carnevale ha vinto il Concorso Letterario "Targa APICE al Merito Poetico 2009". Questo eccellente risultato consolida i profondi legami di amicizia, collaborazione e tradizione che da sempre legano l'Italia e il Canada.

Al Signor Carnevale vanno tutte le nostre più sentite congratulazioni per aver conseguito questo premio e il nostro augurio di una luminosa carriera artistica. All'Associazione APICE, che ringraziamo per la meritoria azione svolta a sostegno delle persone affette da Epilessia, vanno tutti i nostri più sinceri auspici di conseguire importanti traguardi nella lotta a questa patologia.
Ringraziando ancora tutti gli intervenuti a questa manifestazione, l'occasione è gradita per porgere, a nome dell'Ambasciata del Canada, i più distinti saluti.

Peter Egyed
Consigliere, Relazioni esterne
Ambasciata del Canada
Roma

Commento critico:


I lettori di Dictamundi ricorderanno Aldo Carnevale per la recensione  al suo romanzo “L’attesa” , (Prospettiva editrice), curata da Valentina Incardona che, con attenta ed analitica esegesi, osservava: “La narrazione si articola, attraverso storie parallele, in una fitta trama di eventi ed è costellata da numerosi personaggi, plasmati, a tutto tondo, in una materia profondamente intrisa di umanità... ”.
Ora ritroviamo Aldo Carnevale in veste poetica: la silloge che presentiamo ha meritato il Primo Premio all’iniziativa Apice “Targa al merito poetico2009” al quale hanno partecipato oltre 200 poeti sia dall’Italia che dall’estero con la seguente motivazione. “Acquisisce con immediatezza immagini non consuete traducendole in sintesi poetica compiuta e suggestiva”.
In effetti, la sua è una poesia di graffi e stridori incespugliata tra i roveti dell’esperienza, si arrampica sui crinali d’improvvise lacerazioni tra solitudini e andari senza meta. Spesso il notturno è protagonista e scombinato nel sincretismo di visioni e memorie aggrovigliate: paesaggi lunari, angosce, le luci delle insegne dei bar con il tintinnìo dei flipper e le strade che incespicano nei fantasmi di “una vita vissuta a metà – of a life lived in half”.
Emerge la biografia del giramondo: Africa, Stati Uniti, l’approdo in Canada, la patria distante nelle vene,  in lontananza si intravede anche il faro solitario del molo di Oakville, i parchi del Canada, i colori notturni e vagabondi di Edward Hopper. Sia in inglese sia in italiano il ritmo è sempre sostenuto, incide musiche e desolate praterie stellari: “Traccerò solchi nel cielo/ e pianterò sinfonie dei tuoi sorrisi /a limitare la via del tuo cammino – I’ll plow furrows in the sky/ and plant symphonies/of your smiles/to guide you safely along”.
(Commento di Pier Luigi Coda)

 

LA SILLOGE

 

Drunken road

The whistle surfs
the concentric circles
of one drink too many.
My train
is always late.
But it will end.
Sooner or later.
And you, drunken road,
will let me walk.
Strada sbronza
Il fischio naviga
i cerchi inanellati
d’ un bicchiere in piu`.
Il mio treno
è sempre in ritardo.
Ma finirà.
Prima o poi.
E tu, strada sbronza,
mi lascerai camminare.


Furrows in the sky

No roads or mountains
to mark the journey,
nor wind to stroke your skin.
Be not afraid.
I’ll plow furrows in the sky
and plant symphonies
of your smiles
to guide you safely along.
Follow them beyond the stars,
where wind has lost its wing
the wave has fallen silent
and thunder is at peace.
Where darkness
has been banished
you’ll know you’re home.
And when you reach
we shall be whole again.
Solchi nel cielo
Non vi sono strade
per il tuo cammino,
nè vento a carezzar la pelle.
Ma non aver paura.
Traccerò solchi nel cielo
e pianterò sinfonie dei tuoi sorrisi
a limitare la via del tuo cammino.
Seguili oltre la cupola del cielo,
dove il vento muore
e l’onda tace
e imbavagliato è il tuono.
Là dove la luce
ha divorato il buio
saprai d’essere a casa.
E quando arriverai saremo interi.


Gravedigger moon
In the last evening
a moon at half strength
digs my grave.
At the bar
a skeleton full of beer
stumbles to the exit
zigzagging like a ball
in a pinball machine.
On the drunken road
memories of a life lived in half
strike up a dance.
I crouch in the dark
sucking my thumb
hoping time will forget me.
But the gravedigger moon
is unforgiving tonight
and in silence continues to dig.
Luna becchina
Nell’ultima sera
una luna a mezzo servizio
mi scava la fossa.
Al bancone del bar
uno scheletro colmo di birra
punta l’uscita
zigzagando a biglia di flipper.
Sulla strada ubriaca
danzano i falò
di una vita vissuta a metà.
Mi acquatto al buio
col pollice in bocca
sperando che il tempo si scordi di me.
Ma la luna becchina
non perdona stasera
e in silenzio continua a scavare.


The shawl
From the balcony
she spent summer and winter
on the Russian front,
searching tangled designs
in grey-green over red.
“He dressed light”
is the last thing she said.
She spread the shawl on the bed
to warm his frozen body,
fell asleep and continued the wake.
That’s how I found her.
In the hands was a rosary
and a telegram from 1942.
Lo scialle
Dal balcone
svernava e passava l’estate
sul fronte di Russia,
tra intricati disegni
di grigio verde su rosso.
“Vestiva leggero”
è l’ultima cosa che ha detto.
Ha spiegato lo scialle sul letto
a riscaldargli il corpo di ghiaccio
e nel sonno è rimasta a vegliare.
L’ho trovata così.
Nelle mani il rosario
e un telegramma del ’42.


Very Brief Summer
The field thought it had lost us.
Unbuttoning glances,
arrogant nipples,
ears of wheat eagerly in wait.
Unburdened by age
in the golden waves
we speak the words
of when we were young.
But it’s a brief, very brief summer.
Merciless time,
faster than ever,
covers our mouths before we can start.
Brevissima Estate
Il grano credeva di averci smarriti.
Sguardo sbottonatore,
capezzoli arroganti,
baffi di spighe in attesa.
Svestiti d’argento
nell’aurea marea
parliamo il linguaggio
di tanti anni fa.
Ma è una breve, brevissima estate.
Il tempo impietoso,
più veloce d’allora,
ci copre la bocca alla prima parola

Aldo Carnevale, “L'attesa”, Prospettivaeditrice , Civitavecchia, 2008.

 

La narrazione si articola, attraverso storie parallele, in una fitta trama di eventi ed è costellata da numerosi personaggi, plasmati, a tutto tondo, in una materia profondamente intrisa di umanità. Lo stile, denso, riesce a forgiare una trama corposa, che si articola nell'arco di una vita intera, in una dimensione spazio-temporale ampia, che spesso sfrutta le tecniche del flashback per meglio indagare situazioni e stati d'animo che, al pari di ferite mai completamente rimarginate, tornano a gettare ombre sul presente dei protagonisti.
Father George, al secolo Steven Sharp, è il perno attorno al quale si snoda l'intera vicenda, ambientata fra Toronto e Boston, che con lui si spinge sino alle regioni più remote della Liberia, martoriate, come la sua gente, dalla guerra civile. L'esistenza del protagonista, allietata dalle migliori aspettative in campo personale e sportivo, viene bruscamente sconvolta da una serie di avvenimenti agghiaccianti che inducono il giovane Steven a fuggire dalla realtà che lo circonda, in cui non riesce più a riconoscersi, a ritrovare se stesso. Nel suo cammino, carico di interrogativi, nella nuova veste di missionario, Father George imposterà daccapo i propri giorni, orientandoli alla più totale coerenza verso una fede che non lo abbandonerà mai. A distanza di anni dalle tragedie personali, il caso lo indurrà a confrontarsi nuovamente con un passato ancora popolato di interrogativi, rimorsi e persone che, in diversa maniera e misura, torneranno a reclamare un posto nella sua vita.
La tensione narrativa non viene meno per tutto il corso della storia; anzi, proprio nel finale, mentre le distanze si accorciano, lo sciogliersi dei maggiori nodi ha una valenza rappacificante quanto liberatoria.  
(Commento di Valentina Incardona) 

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