“Immagini e immaginario da Spoon River alle sponde dell’Universo”

Biografia:

Nata a Modena e con una Laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie, da sempre mi sono divertita a leggere ed a scrivere. A scrivere di me ed a scrivere di altri che ho incontrato, incontrerò od ho immaginato di incontrare.
Credo davvero che ´Uno scrittore sia essenzialmente un uomo che non si rassegna alla solitudine´.
(François Mauriac)

Biografia Critica:

"Piccole storie immaginate durante i miei viaggi, vite immaginate, ma forse reali, pezzettini di mondo che non volevo scordare"


Commento critico:

Federica Galli si legge tutta d’un fiato e i pezzettini di mondo che vuole trattenere sul foglio si materializzano all’interno di una scrittura sintetica e semplice in cui di elaborato e acuto c’è lo sguardo attento di una viaggiatrice ora reale, ora fantastica che personalizza tematiche dolenti e attuali.
Sembrano conversazioni le poesie di Federica e di alto profilo, frizzanti e commoventi i toni dei “racconti”, niente monotonia timbrica nell’impianto stilistico concretissimo, dove persino un numero ( From 9 to 5) è garante del verso.
Scrivere è atto spontaneo in cui i personaggi testimoniano una situazione e promuovono un’azione dentro una poesia scevra di parentesi improntate ad un lirismo accomodante.
La scrittura di Federica è eco di indipendenza e libertà, “speranza” e “giustizia”, è penna che fora la coltre di solitudine e di emarginazione di coloro che, ad una attenta analisi, rappresentano la cornice di un impianto “scomodo” per l’uomo occidentale adagiato nel suo cronico torpore emotivo.
L’invito è ad alzare la testa in questo “viaggio” per “leggere” temi e motivi che riguardano l’uomo senza concessioni alle reticenze o alla superficialità, senza troppe mediazioni linguistiche, un leggere “di pancia”, insomma, che richiede, però, la massima concentrazione senza un attimo di abbandono, la massima adesione ad un progetto di ri-scrittura che transita, volutamente, anche attraverso un lutto, quello della Terra ( Chernobyl)  e di chi la abita che scappa per “stare meglio e non migliorare” e che, nella corsa, si accorcia la vita, forse “allungandola” per le generazioni successive, quelle dal volto di bambini e “ultimi” dentro  maglie giallo leone.
(Commento diCristina Raddavero)

La poesia di Federica Galli non può non rimandarci a Lee Masters, a Pavese che lo aveva scoperto e fortunatamente portato in Italia, a quel verseggiare di dolenze e fatiche, di sudore, di ansie di termine e follie. C’è il costrutto narrativo del racconto, della “corta” affabulazione, del personaggio che si trascina nel mondo sotto il suo bravo fardello di vita.
Poesia, dunque, in forma di prosa, di accenti minimalisti che si fanno epopea lirica e confronto d’intime sollecitazioni dal sapore amarognolo e denso.
(Considerazione di Pier Luigi Coda)



LA SILLOGE: "Working Class"

Maglie Giallo Leone

Gli abiti usati dai ricchi,
arrivano nelle ceste dei commercianti al dettaglio,
ed i bambini si accalcano al sole
per vedere le mamme comprare.

Amadù ha un sogno da grandi,
ed un’occasione da non farsi scappare,
3 giorni di viaggio non sono pochi,
ma la pioggia quest’anno tarda a venire,
e la zia, tutta sola,
quel viaggio e quei pesi non li vuole più trascinare.

La zia con questo lavoro
ha già messo dei soldi da parte,
la zia ha un futuro, glielo ricorda ogni giorno,

Lo ha detto alla zia di lasciarlo provare,
di fargli tentare un pochino la sorte
e lei lo ha promesso, ma per un collo soltanto,
uno dei 5 sarà lui stesso a comprarlo.

Imparerà a contrattare con gli indiani giù al porto,
a scegliere il bandolo quando tutto sembra uguale ed informe.
Amadù è sicuro che un giorno avrà addirittura un negozio:
un posticino con una porta da chiudere,
per i bambini e le donne che vanno al mercato,
un negozietto di tesori per tutti,
dove vendere maglie giallo leone
a tutti i bambini che giocano al sole.

 

New Orleans

L’acqua è rimasta per più di tre giorni,
e così anche Bob è dovuto partire,
tra gli ultimi e guardandosi indietro,
neanche con le sue scuse da vecchio
lo hanno lasciato restare.

La Pennsylvania è terra fiorita
e le piogge laggiù non fanno mai male,
nessuno che ruba tra le tombe scoperte
nessuno che spara da lampione a lampione.

La casa però, quella, è da poco:
un telaio di legno montato di fretta,
poco più di un rifugio per gli sfollati dal vento.
Quattro fermate di autobus da lì all’ospedale
per una chemio costosa quanto la giovinezza passata:
tre giorni di letto da lasciare agli amici,
da pagare con rate per parenti e figlioli,
da pagare coi soldi che i periti non danno.

La casa quell’altra se ne è andata per sempre,
marcita e seccata sotto le piogge ed il vento,
promessa ai nipoti che mai la vedranno
invasa da uccelli paurosi del giorno.

I fantasmi a New Orleans dormono in terra
e raccontano storie di pesci e di schiavi
di maghi e di streghe che hanno perso la strada
d’oroscopi e carte che non hanno guardato lontano.


Hope and Justice

Le barche tornano al porto
piene di pesci, di conchiglie e di sale,
portano storie di mondi lontani
e dialetti buoni per un bicchiere di vino.

Ma la barca dei poveri, deve ancora salpare
parte stasera con la carlinga in poltiglia,
con le lamiere sottili, butterate di ruggine
con l'ancora rotta ed i cordami in rovina.

La tengono insieme le speranze di quelli
seduti lì attorno in attesa di un cenno.
Il capitano sta intanto preparando la fuga
che di motovedette stavolta non ne vuole sapere.

Abbandonarli con la nave ed i topi,
d'altronde non ci sarà nient'altro da fare,
alcuni i più furbi, si aggrapperanno al sartiame,
gli altri finiranno ad ingrassare le cozze.

E la giustizia per loro mancherà di arrivare,
mancherà come mancano i nomi sul muro,
come i parenti piangenti alla coda del feretro,
come i soldi aspettati dalle famiglie in rovina.

Le barche ritornano ogni sera già al porto,
ma i passeggeri si sono perduti nel mare.


From 9 to 5

Dalle 9 alle 5 a guardarmi le mani,
a ricordarmi di cose che non servono a nulla.
Una riduzione d' orario
come una riduzione del seno
dovrebbe, in teoria, farmi vivere meglio.

Aiutare la postura
salvarmi dai mal di schiena.
Ed invece, io, senza quel peso,
a me non sembra di saper più camminare.

Annego nel tempo che mi è stato donato
e non riesco nemmeno a riempire le ore
che prima addirittura mi sembravano imposte.

Dalle 9 alle 5 a guardarmi le mani
a giocherellare con calli
che non sanno trattenere la vita.


Chernobyl

La storia è rimasta impigliata nei rami
come gli stracci in una giornata di vento,
e si è infilata nella valigia di Irina
come un gatto quando il padrone è in partenza.

La storia ha trasformato i suoi giorni
in un vagare da pazza tra ospedale ed ospedale,
una corsa con arrivo lontano
ed una distanza da far cadere i capelli.

lrina sta meglio e poi non migliora
ed intanto lavora, perché è quello che è andata per fare.
Irina ha comprato un fazzoletto da testa
che all’ università tutti stanno a guardare.

Irina è scappata da un reattore che muore,
e da bambini che nascono con la disgrazia sul capo.
Irina è scappata e continua a scappare
ma correndo le si è accorciata la vita.

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