“Writer del tempo sulle muraglie del cielo”


Biografia:

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È nato  il 3 gennaio 1977 a Vercelli dove tuttora risiede. Ha una laurea in Psicologia connseguita a Torino e ha sempre avuto una grande passione per la letteratura: ha iniziato a scrivere poesie fin da molto giovane per poi passare agli "haiku" e, ultimamente, alle "quartine persiane". Ha partecipato a molti concorsi, i suoi versi sono stati pubblicati su varie antologie ( "Habere Artem 1999", "Montegrotto Terme 2002", "Candia Lomellina 2002", "Sartirana Lomellina 2003" "Enciclopedia dei Poeti Italiani 2003", "Fonopoli 2003", "Giro d'Italia delle poesie in cornice 2003", "Il Molinello 2004", "Il tempo della poesia 2008", "Il Calamaio 2008" e "Italian Poets in the world 2009"). Recentemente la casa editrice Phasar di Firenze ha pubblicato il suo libro "Notte d'arcobaleni e dissidenza - 1111 haiku". Altri interessi: arte, fotografia, antropologia, viaggi, calcio, basket.
Le Quartine Persiane della silloge che presentiamo  sono così denominate perché hanno una struttura riconducibile a quelle scritte circa 1000 anni fa dal poeta iraniano Omar Khayyam. Esse fanno parte della sua ultima  opera (tuttora in fieri...) che avrà il titolo "La rivolta dei Pierrot".

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Commento critico:

Il riferimento storico/letterario è evidente: un omaggio a Omar Khayyam, mitica presenza della cultura iraniana intorno agli anni mille. Poliedrico ingegno matematico, astronomo, filosofo, geografo, musicista infine controverso poeta per necessità o follia. Libero e assoluto , Khayman giocava sull’inverosimile del vivere, le sue ambiguità, il doppismo dell’essere, il vivere quotidiano, l’ebbrezza di una coppa di vino. Scrisse oltre 1400 quartine che ancora adesso accendono appassionate discussioni: ateismo, religiosità, materialismo e misticità convivono in un folle disegno vitale che ancor oggi lascia sconcertati gli interpreti della sua umanissima lirica.,"Enjoy wine and women and don't be afraid, God has compassion,"; (Goditi il vino e le donne e non aver paura; Dio ha per tutti pietà) e qui ognuno è libero di dire la propria.
Nicola Perasso riprende il discorso  riproponendo le sue Quartine con tematiche di altrettanta complessa interpretazione. Scorro i suggerimenti proposti dai titoli: suicidio, infanzia, speranza, nostalgia,gratitudine. All’interno scopro le stesse controverse interpretazione di Khayyam, come se l’autore si volesse trasformare in un notturno writer del tempo sopra le sconfinate muraglie del cielo: “Coesistiamo in liriche di lavanda e girasoli/e il cielo infame su di noi è una tonnellata canuta”
Le sue liriche, tutte estremamente compatte  e risolute, vengono definite in spazi temporali che attraversano geografie e momenti di vita, odori e lacrime nere, Pierrot  e profumi di lavanda, arcobaleni e “il rosa muto del Finistère”. Su questi temi, Perasso percorre e discopre se stesso, le sue esperienze si trasformano in un percorso di poesia psicologica dove l’amarezza e lo stupore dei grandi silenzi neri del cielo incombono con tonalità cupe e tormentate come se venissero avvolte nel “filo spinato” della memoria.
Si direbbe che nella sua poetica convivano misteriosamente le presenze, talvolta inquietanti, dei "gentili disturbi temporanei" sospesi tra terra e cielo di Javatcheff Christo e i drammatici presentimenti di Edvard Munch, come se l’eco di urla notturne e disperate venissero rinchiuse e impacchettate nel più profondo mistero dell’animo in attesa “di un domani che non arriva”.
(Commento di Pier Luigi Coda)

 

LA SILLOGE

QUARTINE PERSIANE
  

 

(khod-koshi kardan)  1  (suicidio)
Resterà forse sugli scalini assolati del ghetto
la scia delle lacrime nere di un Pierrot e del rossetto
che stringeva prima dell’ultimo nostalgico volo.
E rimarranno i suoi versi senza morte, come calle nelle calli.

        (douran-e baccegi)  2  (infanzia)
  Deposi la mia infanzia in un pallone sgonfio accanto
  a un muro di soprusi preso a pugni dalla timidezza.
  Restano il fango e il sudore, il gusto dolciastro della
  ribellione e quello amaro della non – appartenenza.

(omid)  3  (speranza)
Coesistiamo in liriche di lavanda e girasoli
e il cielo infame su di noi è una tonnellata canuta.
Per mano aspetteremo che gli arcobaleni squarcino
il filo spinato e che ridano i bambini che fummo

    (deltangi)  4  (nostalgia)
Sopravvive nel cuore un ululato senza fine.
Piange le albe inverdite d’Irlanda e il rosa muto
del Finistère. Il mugghiare ondoso alla Boca do Inferno
e gli strapiombi di Thira. Onorerò la mia natura.

(haq-shenasi)   5  (gratitudine)
Nel cielo di Creta ci sono sette stelle allineate
e su un muro è scritto che il domani non arriva.
Poco prima dell’incoscienza e delle grotte auree
s’innalzeranno i miei grazie avvolti dal tuo pareo blu.

 

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