Francesco Basso: "Hooror Chef - StreeLib


Stanco della solita minestra? Stufo dell’ennesima pasta al pesto con fagiolini e patate? Annoiato della stessa Margherita con basilico, pomodoro e mozzarella? Nessun problema, a movimentare una piacevole serata con gli amici ci pensa Francesco Basso, basta seguirlo nel suo locale preferito, un posticino riservato agli intenditori della buona cucina, con un cuoco d’alta scuola: un Horror Chef.

Ambiente raffinato ed esclusivo, commensali piacevoli, (forse) tranquilli: zombi, assassini, incantevoli  bionde disponibili, demoni e poliziotti con la magnum sempre a portata di mano. A volte è assicurata anche la partecipazione di Satana e di qualche esorcista.  Menù vario e assortito, per tutti gusti, dagli antipasti al dessert: Tartare del Diavolo, Penne di Vampiro, Insalata di Mostri e un raccomandabile dolce della Casa Infestata. Vino consigliato: ovviamente Della fine del Mondo. Ingredienti a KM 0: sangue a torrenti, brandelli di carne umana, mandibole affamate, sirene spiegate, sparatorie e folli inseguimenti di auto tra le ombre notturne dei grattacieli illuminati.

Con un ritmo narrativo immediato e un lessico moderno privo di  fronzoli, Francesco Basso disegna i contorni fantascientifici del suo racconto con l’avvicendarsi d’immagini scenografie che si susseguono con la stessa rapidità e la stessa tensione emotiva di un thriller cinematografico. Realtà e fantascienza sconfinano come in un videogioco; s’intrecciano nell’eternità della lotta tra Bene e Male, nell’affacciarsi di forze diaboliche che si affollano nell’universo sotto lo sguardo compiacente della mitologica dea Eris  che, come spiega Omero,  “avanza a grandi falcate sulla terraseminando odio e terrore nell’umanità. Non a caso Francesco Basso si è laureato in Scienza dello Spettacolo della facoltà di Lettere e Filosofia con una  tesi su Luci Fulci, il regista famoso per film horror Zombi2, Trilogia della morte e Lo squartatore di New York.

Nella tenebrosità delle tematiche traspare, tuttavia, una filigrana ironica e dissacratoria che stempera con velature illuminate lo sviluppo iperbolico di una affabulazione impregnata di sangue e di orripilanti delitti e sospesa dentro un’atmosfera che oscilla tra il macabro e il truculento. In questo panorama di lugubre surrealtà, non si può non ricordare le parole di André Breton nel suo manifesto: “Lo spirito dell’uomo è pienamente pago di ciò che gli accade. L’angoscioso problema delle possibilità non si pone più. Uccidi, vola, invola, ama finché ti piace. E se muori non sei certo di risvegliarti dal regno dei morti? Lasciati guidare, gli avvenimenti non ammettono dilazioni (1).

Se gli avvenimenti non ammettono dilazioni, “Le anime si compongono e sbraitano in una orgiastica preparazione arcaica del cibo: il nutrimento. La gola è come il sesso, l’erotismo. L’appetito è ciò di più sano e naturale in tutto l’universo. La vita che si alimenta, che continua, che non si ferma. (Horror chef, pag. 95).” I racconti si articolano in base alle portate del menù in senso compiuto e definito ma, con un’alchimia letteraria, alcuni personaggi entrano ed escono come se fossero trascinati dentro la ruota elicoidale di un’unica piattaforma narrativa a soggetto interdipendente.

L’inconscio surreale di Francesco Basso riporta alla criptografia onirica di Delvaux(2), con scene d’urto e penombre di personaggi inquietanti sempre in bilico tra vita e morte, anzi sempre in attesa di vita e di morte, spettatori di se stessi o riflessi d’oltretomba. Talvolta, affiora una visione panica, una forza creatrice che genera timore e sgomento e che s’immerge nella natura fino a trasformare il corpo in filamenti d’edera come la metamorfosi in albero delle disincantate donne di Delvaux. Ma se in Delvaux il racconto è spietatamente immobile nell’assenza visionaria di una realtà incomprensibile, in Horror Chef la lotta per l’esistenza sembra prevalere sulla scenografia esoterica del macabro come nel poetico frammento Terra dove la filigrana ecologica si fa promessa d’amore per la tutela dell’ambiente e della natura.

È un libro che non mancherà di appassionare i cultori di genere, ma che sa offrire spunti d’attrazione e di interesse per ogni lettore, il ritmo è sempre elevato, la prosa fluida e disincantata e, se accompagnata da un gustoso piatto di Penne al Vampiro, non mancherà di insaporire una piacevole serata.

(Commento di Pier Luigi Coda)

(1) André Breton: “Manifesto del surrealismo” 1924

(2) Paul Delvaux (1897-1994), pittore belga la cui arte d’ispirazione surrealista sconfina in una visione classicista con particolari, spesso allucinanti, atmosfere narrative.