Ruben De Lorenzo: " In alto con Pier Giorgio" - Effatà Editrice

 

So che la mia potrà essere considerata una fissazione eppure, scorrendo le pagine dell’interessante racconto di Ruben De Lorenzo “In alto con Pier Giorgio”,  non ho potuto fare a meno di sentire riecheggiare, pagina dopo pagina, le parole del mio amato Shakespeare.

Certo, che ci fa Shakespeare con Pier Giorgio Frassati; un drammaturgo  con un santo? La poesia con la santità? Forse nulla, forse tutto. Eppure, quando ho terminato di leggere l’ultima pagina, nel riporre il libro in biblioteca, mi sono venute in mente le ultime parole del testamento spirituale di Shakespeare: “I commend my soul into the hands of God my Creator, believing through the merits of Jesus Christ, my Savior, to be made a partaker of life everlasting. ( Affido la mia anima nelle mani di Dio mio Creatore, credendo che per i meriti di Gesù Cristo, mio Salvatore, farò parte della vita eterna)”.

Ecco, questa è la sintesi delle riflessioni di Pier Giorgio Frassati attraverso il percorso narrativo di Ruben De Lorenzo: far parte della vita eterna, conquistare la vita eterna, scalare le montagne della Fede, affidarsi alla fiducia e alla misericordia di Dio. Uscire dal proprio guscio per vivere e non vivacchiare. La parafrasi della scalata alla vetta è auto esplicativa: “La vita che noi adesso viviamo non è che la preparazione alla vita futura; la vera vita dell’aldilà che tutti ci attende”.

In sé il racconto è la scalata al monte della conca di Oropa, nel biellese, che l’autore immagina di fare con Pier Giorgio Frassati. Il comune amore per la montagna e le arrampicate in roccia cementa un rapporto di amicizia ma anche di ricerca e di fede. Si dialoga, ci si scopre, ci si affatica insieme  e ci s’incoraggia. Si affrontano i rischi e i pericoli, ma si sale, si va su verso la vetta. Pier Giorgio Frassati parla attraverso i sui scritti o le fonti bibliografiche accertate: gli scritti della sorella, degli amici, dei ricercatori. Tutto è documentato: il suo pensiero, la sua vita, il senso dell’amicizia, il significato  dell’essere cristiano e, soprattutto, cattolico.

Si parte: “Arrivai presto sotto la parete  e mi avvicinai a lui. Con un cenno del capo e un sorriso incrociammo gli sguardi: Sali anche tu la parete per questa via? Sì, piacere… Pier Giorgio”.  Come dice Norfolk nell’Enrico VIII, per scalare le montagne più scoscese occorre iniziare con una andatura misurata (To climb steep hills requires a slow pace at first).

Da laggiù, dal basso, l’impatto con l’impresa è preoccupante. Pier Giorgio è un provetto scalatore, conosce la montagna come le sue tasche, ma ne conosce anche i rischi e i pericoli: la variabilità del tempo, i nodi, la friabilità della roccia, i sassi. “Quando si va in montagna bisogna prima aggiustarsi la propria coscienza, perché non si sa mai se si ritorna. La morte può arrivare da un momento all’altro. La virtù del cristiano è di essere preparato a riceverla sempre, ogni giorno… L’avvenire è nelle mai di Dio e meglio di così non potrebbe andare”. Non sembra di ascoltare la voce di Enrico V?Disponi tu, mio Dio, secondo il tuo volere, di questo giorno, (How thou pleasest, God, dispose the day).

Via via che si sale il dialogo si fa sempre più intimo e confidenziale. L’autore approfondisce la conoscenza di Pier Giorgio, ne apprezza lo stile di vita, il pensiero, il suo amore per la natura, la limpidezza dell’impegno sociale, il solare senso della felicità: “Ogni cattolico non può non essere allegro” e Re Enrico VI nella scena iniziale: O Lord that lends me life, Lend me a heart replete with thankfulness! (Oh Signore che mi dai la vita, prestami un cuore pieno di gratitudine; Enrico VI, parte II).

Pier Giorgio sostiene che”La sofferenza è la condizione della beatitudine”, Shakespeare, nel Ratto di Lucrezia dice che Il dolore paga il reddito di tutte le cose preziose (Pain pays the income of each precious thing).

Finalmente s’intravede la vetta. Scrive Ruben De Lorenzo: “Gli ultimi gesti prima di toccare la cima di un monte dopo una lunga scalata assumono spesso tonalità quasi sacrali. Il movimento si fa rallentato, maestoso, avvolgente, teatrale. La gioia intensa di avercela fatta tocca corde profonde, a volte la commozione è così forte che sgorgano piccole lacrime di gioia. Per taluni alpinisti è il momento più bello, più intenso ancora di calcare il punto più alto. È una catarsi, uno scatenarsi irrefrenabile di emozioni, si ha la volontà di abbracciare tutto il creato, ringraziandolo per le esperienze che ci fa vivere”. Bello, eh? Sì, io trovo queste parole molte belle.

Arrivare in vetta significa aver compiuto l‘impresa, godere delle meraviglie del panorama, gli sconfinati silenzi dell’universo, ma significa anche la fine di un rapporto di amicizia e di fratellanza che si è cementata durante il percorso dell’ascesa. Pier Giorgio accende la pipa e si siede sopra una roccia; è riflessivo, parla con voce soffusa: “Purtroppo ad una ad una le amicizie terrene producono al nostro cuore dolori per l’allontanamento di coloro che amiamo, ma vorrei che noi giurassimo un patto che non conosce confini terreni né temporali: l’unione nella preghiera”. Certo, restare uniti nell’affetto e nel ricordo, come Dromio di Efeso nella Commedia degli errori:  “We came into the world like brother and brother, and now let’s go hand in hand, not one before another (Siamo venuti al mondo come fratelli ed ora andiamo avanti mano nella mano, non uno prima dell’altro).

Un refolo di vento diffonde ancora nell’immensità dello spazio le parole di Pier Giorgio: “Come cattolici, noi abbiamo un amore che supera ogni altro e che dopo quello dovuto a Dio è immensamente bello, come è bella la nostra religione, amore che ebbe come avvocato quell’Apostolo che lo predicò giornalmente in tutte le sue lettere ai vari fedeli: la carità, senza di cui, ogni altra virtù non vale”. Amore e carità che sono richiamate da  Shakespeare in Pene d’amore perdute: Charity itself fulfills the law. And who can sever love from charity? (La stessa carità adempie la legge. E chi può separare l’amore dalla carità?).

Shakespeare ha scandagliato l’animo degli uomini come nessun altro, tranne il nostro Dante Alighieri; ha saputo perforare, scavare dentro. Ha dissepolto gli abissi, le miserie e i germi della malvagità, ma ha anche illuminato lo splendore dell’universo, i semi buoni e generosi della misericordia. Pier Giorgio ha scremato la pula che corrode l’animo e raccolto i germi che lo impreziosiscono facendoli fruttare di santità e di fede. Non ha compiuto nulla di straordinario o trascendentale; si è solo comportato sempre come un ragazzo normale, che ha vissuto normalmente la sua vita di studente, di sportivo, di amico leale. Forse è proprio questa la straordinarietà della sua vocazione: non fare nulla di diverso da quello che ogni ragazzo, ogni uomo, deve fare nella propria vita per “vivere e non vivacchiare”.  Anche Roberto Falciola nella prefazione e Antonello Sica nella postfazione richiamano e sottolineano il suo comportamento “straordinariamente ordinario” il suo fare le cose comuni, quelle che facciamo noi tutti i giorni ma, forse, con più impegno e più attenzione nei confronti del nostro prossimo e della società.

Credo che Ruben De Lorenzo meriti un grazie di cuore per avercelo presentato in questa arrampicata di memorie e di immagini che ci consegnano un fiducioso respiro per proseguire nel nostro cammino, mano nella mano, non uno più avanti e l’altro più indietro.

(Riflessioni di Pier Luigi Coda)

 

Ruben De Lorenzo, nato a Biella nel 1973, insegnante e formatore (delorenzospiritualcoach.com), laureato in scienze religiose e scienze politiche. Studioso di filosofia, teologia, mistica, storia e spiritualità delle religioni, ha tenuto conferenze e redatto scritti di montagna, mistica, esoterismo, tradizione cattolica e pensiero metafisico del XX secolo. Viaggiatore, escursionista e alpinista frequenta la montagna immergendosi nelle sue forme più contemplative e spirituali.

Roberto Falciola, presidente dell’Opera Diocesana Pier Giorgio Frassati (Torino). Vicepostulatore della causa di canonizzazione di Pier Giorgio Frassati.

Antonello Sica, CAI Salerno GM Sottosezione “Frassati”, coordinatore nazionale dei “Sentieri di Frassati”.