Roberto Falciola: "Stefano Gerbaudo - La santità a qualunque costo" - Edizioni AVE

 

Oggi sembra prevalere l’immediatezza dell’eclatante, il grido che arruola masse e genera opinione; la parola è aggressiva, roboante, prevarica pensiero e giudizio critico, insomma, emerge con arroganza perché con l’arroganza si conquista la ragione. Però… però poi il tempo, con fatica, “a pochitus a pochitus”(1), diremmo giorno dopo giorno, le cose si mettono al loro posto; la storia, nel tempo, riposiziona gli scaffali del pensiero, apre brecce nel dimenticato e, tra gli spiragli dischiusi del silenzio, si riappropria del suo percorso, ritrova autenticità, regala conforto.

                Questo, credo, sia la sintesi della vita e dell’opera di don Stefano Gerbaudo, del suo camminare come un clandestino in mezzo ad una folla chiassosa e roboante; con modestia, con perseveranza, con il fulgido esempio di una vita, non buttata nel cimento del prendere o arraffare, ma messa a disposizione del prossimo, offerta come un sacrificio al prossimo e illuminata dalla forza del Vangelo.

                Ma chi è Stefano Gerbaudo? Chi ne ha mai sentito parlare? Certamente pochi al di fuori della cerchia familiare e di coloro con cui ha avuto relazioni nella sua missione evangelica. Sì, perché Stefano Gerbaudo era un comunissimo prete della campagna del cuneese. Un semplice prete che non ha fatto miracoli ma che della sua vita ne ha fatto un miracolo. Nella sua missione sacerdotale – verrebbe da dire, nel suo mestieraccio di sacerdote – non c’è nulla di straordinario se non la straordinarietà della sua ostinazione nel perseguire un obiettivo di santità, ad ogni costo, con rigorosa consapevolezza, senza tentennamenti o oscillazioni ma con fermezza, fatica, indomita lucidità d’animo.

                Attraverso le burrasche di due guerre mondiali (1909 – 1950), tra grandi attese e devastanti cadute, noi vediamo la figura di don Stefano Gerbaudo pedalare sulla sua bicicletta ovunque ci sia una voce che chiama, un’urgenza fisica o spirituale. E non importa che splenda il sole o fiocchi la neve, il gelo della notte o la calura dell’estate che brucia le stoppie della pianura, il dovere non aspetta il tepore della primavera, l’imperativo categorico è stato scolpito nella roccia del cuore: “la santità ad ogni costo” perché “la preghiera vince tutto”.  

                Questa è l’immagine di don Stefano che emerge dalla biografia scritta da Roberto Falciola per le edizioni AVE di Roma: un sacerdote intransigente e severo con se stesso e, nello stesso tempo, affabile e comprensivo sempre disponibile nei riguardi del prossimo. Un uomo dai carismi semplici che  gli permettono di dedicarsi splendidamente alla formazione dei giovani, prima come Direttore spirituale del seminario di Fossano e, successivamente, come assistente diocesano della Gioventù Femminile di Azione Cattolica e fondatore del gruppo delle Cenacoline.

                Forse, don Gerbaudo, nella sua visione totalizzante alla conquista della santità, potrebbe apparire un sacerdote d’altri tempi, probabilmente demodè, più vicino al “parroco di campagna” di Bernanos che all’evangelizzazione mediatica del terzo millennio; ma la santità ha codici comportamentali e parametri temporali? Don Gerbaudo ha scelto la strada della discrezione, dell’impegno e del rigore assoluto e con queste credenziali è oggi in atto la causa per la sua beatificazione e canonizzazione.

Roberto Falciola percorre questa strada raccontandocela con un ritmo narrativo asciutto, solido, senza fronzoli che non si concede mai all’emozione agiografica o celebrativa ma che sta semplicemente ai fatti e alla documentazione storica. Raccoglie testimonianze e scritti che incorniciano una personalità che ha saputo sublimare il dovere di vivere nella luminosità della trascendenza.

(1) espressione dialettale usata da Don Gerbaudo che significa più o meno “pochino per volta”.

(Commento di Pier Luigi Coda)