Robert McLiam Wilson: "Eureka Street" - Fazi Editore

 

 

“Tutte le storie sono storie d’amore.”

Pubblicato per la prima volta nel 1996, “Eureka Street” è ambientato proprio negli anni Novanta, e descrivere la contemporaneità in quel momento storico non deve essere stato facile per l’autore. Questo romanzo ci trascina con forza dentro quelli che sono stati definiti eufemisticamente i Troubles: un periodo di guerra civile in Irlanda del Nord, che nel corso di qualche decennio fino alla fine del secolo scorso ha causato migliaia di morti. Questo argomento mi sta molto a cuore perché, quando da ragazza, sui banchi di scuola, ho sentito distrattamente parlare di questa situazione ho stentato a crederci, mi sono dovuta informare meglio e da sola, senza il supporto di alcun insegnante, e quello che ho scoperto allora mi sconcerta ancora oggi: una guerra, detta “di religione”, all’interno della nostra Europa, un continente che si dichiara civile, all’avanguardia, un continente che dovrebbe difendere i diritti naturali di tutti i suoi cittadini e che nasconde invece una situazione così inumana e violenta.
Attraverso questo libro, noi lettori possiamo vivere in prima persona l’atmosfera e la vita di ogni giorno nella Belfast degli anni Novanta, McLiam Wilson ci presenta una galleria di personaggi molto diversi tra loro e ce li fa sentire vicini: i due protagonisti, Jake e Chuckie, sono amici molto stretti e sono uno cattolico e l’altro protestante. Ma quella che a prima lettura può sembrare una divisione netta, si rivela essere poi una falsa contrapposizione. Nessun personaggio in questo romanzo può essere descritto con un unico aggettivo, che sia cattolico, protestante, integralista, nazionalista, pacifista, lavoratore o fannullone. Il mondo ricreato in “Eureka Street” è così reale perché i personaggi sono veri e, attraverso le loro caratteristiche e le loro avventure, riescono a farci conoscere non solo la loro storia, ma la Storia, quella con la S maiuscola e, se non ne sappiamo abbastanza, è l’occasione giusta per informarci un po’ di più, per capire che certe deplorevoli situazioni esistono, o sono esistite, anche a pochi passi dal nostro mondo.
L’autore riesce a farci innamorare con lui della sua città e, dopo averci trascinati in un mondo frenetico, fatto di pub, di risate, di risse e di amori improbabili, ci regala un capitolo di pura poesia, una vista dall’alto della Belfast che dorme e sembra “una camera con la luce spenta” e che “palpita, si muove su e giù, a ritmo di musica, come se respirasse.” Tutto questo proprio un attimo prima della tragedia che ci investe nel capitolo successivo, quasi come se fossimo lì, quasi come se ci fossimo dimenticati che ci troviamo in un paese in guerra, una guerra costante e subdola che ti può colpire, ferire e ammazzare anche mentre stai andando a pranzo, durante la pausa dal lavoro, o stai aprendo la porta di uno snack bar cedendo il passo a una ragazza dall’aspetto felice. Questo cruento e tragico evento segna un punto di svolta fondamentale nel libro perché, da quel momento in poi, non guarderemo più Jake, Chuckie e Aoirghe e tutti gli altri nello stesso modo, e Belfast ci sembrerà sempre la splendida città a cui l’autore ha dedicato questa dichiarazione d’amore che è “Eureka Street”, ma avremo imparato che il dolore che può provocare è altrettanto o, addirittura, più forte dell’amore che dà.
Concludo invitandovi a leggere “Eureka Street” e lo faccio con le parole dell’autore.
“A notte fonda, però, la fresca brezza che attraversa Belfast sussurra che l’odio è come Dio: non lo potete vedere, ma se combattete in suo nome e credete ciecamente in lui, riscalderà le vostre notti. Se volgete lo sguardo alla città (i vostri occhi devono, come i nostri, essere democratici osservatori e imparziali testimoni della realtà), vedrete chiaramente che c’è davvero qualcosa che divide i suoi abitanti: qualcuno questo lo chiama religione, altri politica, ma è solo il denaro il vero motivo di differenza e discordia. Ci potete scommettere, e non perderete il vostro denaro.”
(Commento di Viviana Albanese)