Nicola Podestà - "Sulle tracce dei terremoti – Cronache sismiche della Liguria e delle Alpi Marittime" - Grafiche Amadeo

 

Nel quotidiano oceano editoriale, a volte capita, purtroppo non di frequente, d’imbattersi in testi che riconciliano il lettore con tematiche di particolare interesse scientifico e che spesso vengono ignorate o tralasciate per il timore di non possedere competenze specifiche che ne consentano la comprensione. Si dirà che sta alla bravura dell’autore rendere accessibili anche le materie più ostiche.

È esattamente quello che è capitato a me. Da alcuni anni ho avuto la fortuna di conoscere Nicola Podestà, una persona di intensa passione e cultura sociale e scientifica. Laureato in fisica, ha svolto ruoli pubblici nell’Amministrazione comunale di Imperia con encomiabile competenza e, nel contempo, ha diretto e tuttora dirige, con identica appassionata dedizione, lo storico Osservatorio Meteorologico e Sismico della città.

Non senza imbarazzo ammetto d’aver solcato le scale dell’allora scuola media Fr.lli Serra, ubicata nello stesso stabile dell’Osservatorio, senza mai aver avuto il desiderio di vederlo. Ma per fortuna certe occasioni talvolta nella vita ti vengono addosso, e così è stato quando Nicola Podestà mi ha invitato a visitarlo. Una vera sorpresa, un nuovo mondo mi si è aperto davanti agli occhi: strumenti di rilevazione, pionieristiche avventure della scienza meteorologica e sismografica, documenti, macchinari, preziosi annali idrologici. Non a caso è il primo Osservatorio istituìto in Liguria e uno dei primi in Italia. Un patrimonio di storia e di fascino scientifico che ha saputo attirare la curiosità di ben tre Premi Nobel che lo hanno frequentato: Giulio Natta, Salvatore Quasimodo e, in particolare, Renato Dulbecco che, durante gli anni di studio al Liceo Scientifico di Imperia, lo ha arricchito inventando e costruendo ingegnosi congegni di rilevazione. In ogni stanza, in ogni oggetto esposto, in ogni arredo, Podestà riesce a trasmettere curiosità e sapere facendo rivivere le emozioni di un sorprendente viaggio attraverso il tempo quando si guarda il cielo e si scava dentro la terra.
E la stessa palpitante avventura la si riscopre leggendo le pagine del suo libro, edito da Grafiche Amadeo, “Sulle tracce dei terremoti – Cronache sismiche della Liguria e delle Alpi Marittime”.

Terremoto! Basta questa terribile parola per far tremare non solo la terra ma anche la fragilità delle nostre gambe. Basta questa parola per evocare disastri, lutti, sofferenze, capovolgimenti sociali e territoriali. Davanti ai nostri occhi si aprono popoli in fuga, tendopoli, volti smarriti, edifici distrutti, lacrime e segni di disperazione. In Italia, purtroppo, siamo stati anche recentemente spettatori di diversi traumatici episodi.

Tuttavia lo stesso autore, in prefazione, rileva che: “ripercorrere le tappe della nostra storia sismica e anche il soffermarsi sui suoi momenti più luttuosi possa essere, forse paradossalmente, rassicurante al proposito. Non nel senso di minimizzare in modo irresponsabile le insidie proprie di una indiscutibile condizione naturale, ma aiutando a comprendere nella giusta misura l’incidenza della sismicità sul territorio. Una sismicità senz’altro meritevole di considerazione che non deve però tingersi di fosco pessimismo. Nessun sisma, infatti, si è mai manifestato a livelli tali da non poter essere imbrigliato e in gran parte vanificato nei suoi effetti peggiori dalle odierne tecniche costruttive, calibrate punto per punto anche sulla base dell’eredità di conoscenze provenienti dal passato”.

E così, pagina dopo pagina, si scoprono i segni che, nel tempo, hanno squassato la nostra bella terra di Liguria: dalla prima testimonianza annotata da Aristotele in data non precisata ma certamente anteriore a quella della sua morte (322 a.C.), alla seconda citata dallo storico romano Celio Antipatro, registrata nel 217a.C.. Poi, su su, gli indizi di sismi non esattamente documentati ma riscontrati, anche tramite ricerche archeologiche, avvenuti tra il IV e V secolo, per poi arrivare al Medioevo e ai nostri secoli più vicini e, in particolare, ai tremendi episodi avvenuti nell’Ottocento.

Podestà ci accompagna in questo appassionante cammino con dettagliata competenza scientifica e storica ma anche con la gustosa narrativa del letterato: scova curiosità, aneddoti, angoli d’osservazione che rendono particolarmente gradevole la lettura del testo. Scoprire, per esempio, che la durata di un sisma veniva misurata dalla durata delle preghiere: un Credo, due volte un Credo… mezza Avemaria.

Nonostante la drammaticità della tematica trattata ci si sente arricchiti e coinvolti nelle sorti del territorio e nelle conseguenti vicende umane con una vibrante partecipazione emotiva: la Terra, la nostra Terra, la nostra Gente, ostinata e abbattuta ma mai rassegnata. Si demolisce e si ricostruisce. Vengono alla memoria le splendide parole di Boine: “ I nostri padri hanno faticosamente, hanno religiosamente costruito dei muri…”.

E in parallelo con l’excursus degli eventi, un interessante capitolo è dedicato alla Organizzazione del Servizio sismico e alle strumentazioni utilizzate: “Nel corso del XIX secolo, le osservazioni dipendono sempre meno dalle impressioni individuali e cominciano ad assumere un soddisfacente grado di oggettività grazie all’ideazione di nuovi dispositivi…”. Dai primi avvisatori sismici (Rogona, Cacciatore) gli strumenti di rilevazione si affinarono anche grazie ad una maggiore organizzazione e istituzione degli Uffici di Meteorologia e Geodinamica che vennero dotati di sismoscopi e microsismografi sempre più precisi e affidabili.

Oggi siamo in grado di conoscere abbastanza bene la fisionomia sismica dei nostri territori: “Se effetti funesti si sono verificati,” scrive Nicola Podestà, “questi vanno ricondotti essenzialmente all’adozione di criteri costruttivi non adeguati; leggerezze umane giustificabili nel passato non certo oggi, quando l’ingegneria antisismica permette di tagliare le unghie al terremoto. Ma nonostante tutto , molti si sono mostrati e ancora si mostrano refrattari alle severe lezioni impartite dalla Storia… solo per un miope calcolo utilitaristico”.

Purtroppo, contrariamente a quanto avviene per i movimenti tellurici, rilevatori scientifici per misurare la cupidigia e l’insipienza dell’umanità non ne sono ancora stati inventati. Ma questo è un altro discorso e ci porterebbe molto lontano.

(Commento di Pier Luigi Coda)