Soth Polin: "L'anarchico" - O barra O  edizioni 
          
        “Cosa vuoi, amica… tutto era  inestricabile. Sangue e soldi! Sesso e politica! Come pensi di separarli, di  sbrogliarli, nella Cambogia di quegli anni?”  
           
          L’anarchico (O barra O edizioni, 2019) è il romanzo  di culto di Soth Polin, uno dei pochissimi scrittori cambogiani sopravvissuti  al periodo dei Khmer rossi. 
           
          Intrecciando in modo spregiudicato cultura occidentale e orientale – Nietzsche,  Freud e buddismo –, autobiografia e finzione, Soth Polin esplora la storia  della Cambogia tra gli anni ‘60 e ‘80, la follia del potere, l’influenza  perversa e manipolatrice dei media e soprattutto le pulsioni più violente che  muovono gli individui e le masse. L’anarchico si articola in due parti composte  a distanza di dodici anni, intervallo di tempo in cui si consuma l’“incubo di  fuoco e sangue” della Kampuchea democratica. La prima racconta la giornata di  un intellettuale cambogiano sradicato dalla sua cultura che in un crescendo di  sesso e nichilismo culmina in tragedia. La seconda è l’allucinato monologo/  confessione che il tassista Virak – ex “enfant terrible” del giornalismo  cambogiano rifugiatosi a Parigi dopo aver compiuto una vendetta politica che  potrebbe aver accelerato la rovina del suo paese – rivolge alla passeggera  morta nell’incidente stradale da lui provocato. 
           
Un romanzo crudo, corrosivo  e fortemente provocatorio che ci precipita nel “grande tumulto della Storia, là  dove le passioni umane sono esacerbate, incandescenti”. 
           
          Da questo libro, nel 2014 è stato tratto un omonimo adattamento teatrale.  
           
            “Ovunque andrò, errando come  errava Edipo, la terra sarà sterile, gli alberi non porteranno frutti e gli  uomini saranno infelici. Te l’ho già detto e non mi stanco di metterti in  guardia: i miei amici, mio padre e il mio paese hanno pagato per me, figlio del  demonio.” 
         
            Soth Polin nasce in Cambogia nel 1943 ed   è  discendente del grande poeta Nou Kan, gloria nazionale. Parla francese e khmer  e si forma tanto sui classici della letteratura cambogiana quanto sulla  letteratura e sulla filosofia occidentali. Inizia a pubblicare i suoi primi  racconti nel 1965. Verso la fine degli anni ‘60 fonda il quotidiano  nazionalista «Nokor Thom» e si schiera contro Sihanouk e i comunisti,  appoggiando il generale Lon Nol fino al 1974, quando in seguito all’assassinio  dell’amico Thach Chea, ministro dell’Istruzione, lascia il paese per rifugiarsi  in Francia. A Parigi lavora come tassista e nel 1980 pubblica L’anarchico. Attualmente risiede  nella West Coast degli Stati Uniti.  
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