BRISCA AI GRANDI MAGAZZINI INTERNET

(Nuove Edizioni Romane - Roma)

Illustrazioni di MONICA INCISA

LA NASCITA DEL RACCONTO

La "vera" Brisca che ha ispirato il racconto

Brisca ai grandi magazzini Internet è il primo racconto per ragazzi che ho scritto. Quando penso alla sua nascita non posso fare a meno di ricordare Carlo Emilio Gadda e le filosofiche convinzioni con cui il commissario Ingravallo tenta di dipanare gli intrighi di “Quer pasticciaccio brutto di via Merulana”: “ Le inopinate catastrofi non sono mai la conseguenza o l’effetto che dir si voglia d’un unico motivo, d’una causa al singolare: ma sono come un vortice, un punto di depressione ciclonica nella coscienza del mondo, verso cui hanno cospirato tutta una molteplicità di causali convergenti”. La cagnetta Brisca, certamente costituisce una inopinata catastrofe, ma anziché conseguenza di causali convergenti, la considero il più eloquente esempio di “casuali convergenti”; anche in base alle statistiche del calcolo matematico delle probabilità non avrebbe avuto una sola chance di essere la protagonista di un racconto.
In primo luogo perché, all’epoca, non pensavo minimamente di scrivere un libro e, tanto meno, un libro per ragazzi. La mia attività di marketing occupava tutto il mio tempo e mi portava a viaggi molto frequenti e impegnativi.
In secondo luogo devo confessare che nella mia famiglia eravamo tutti “gattofili” e, come tali, avevamo una certa indifferenza, per non dire “allergia” nei confronti della razza canina. Davvero non potevo immaginare di scrivere un racconto in cui la protagonista era una cagnolina, per di più insolita e bastardina.
E invece…
Invece, un bel giorno, mia moglie raccoglie un batuffolino tricolore, più morto che vivo, che razzolava affamato dentro un cassonetto delle immondizie. Mia figlia lo porta immediatamente da un veterinario il quale, dopo una visita accurata, sentenzia che per la cagnetta non c’è più nulla da fare. Ma Francesca è tosta e non si dà per vinta. Arruola amici che studiano veterinaria e tutti insieme si rimboccano le maniche per rimettere in sesto la cagnetta.
Per farla breve, con carrettate di pasticche, iniezioni a gogò e flebo da cavallo, la bestiola riesce a sopravvivere e immediatamente sprigiona tutte le sue migliori qualità: petulanza, irascibilità, prepotenza, gelosia e, ovvio, paura e diffidenza impastata con una buona dose di arroganza. Per il suo carattere così deciso la chiamiamo Brisca che, in antico dialetto genovese, significa aspra, acida, acerba.
Però Brisca riesce anche ad essere simpatica e, a modo suo, affettuosa; nonostante le sue caratteriali non si può non volerle bene.
Alcuni anni dopo, una brutta peritonite, dalla quale ne sono venuto fuori per il rotto della cuffia, mi costringe a casa per la convalescenza. In previsione del mio rientro al lavoro, mi metto al computer per elaborare le nuove strategie di un Piano di Marketing. Ma Brisca non è affatto d’accordo, pretende che mi occupi di lei e non perda tempo con i Minus e i Plus e mi tormenta con palline, guaìti, coniglietti di peluches e quant’altro. Io la minaccio: “Guarda Brisca che se non la smetti di rompere ti rinchiudo nel computer…”.
Rinchiudere una cagnetta nel computer? Boh… e che ci fa là dentro? Già, che ci fa? Cosa potrebbe fare?
Per darmi una risposta, incomincio a scrivere Brisca ai grandi magazzini Internet, senza nessuna pretesa letteraria e, tanto meno, di pubblicare il racconto. Mi diverto e basta, tutto qua… Ma si diverte anche mia figlia Francesca la quale decide di impacchettare il manoscritto e spedirlo a Gabriella Armando delle Nuove Edizioni Romane.

 








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